Perché questo romanzo
Come è nato il mio romanzo? Le Sirene, figure mitologiche per metà donne e per metà pesci, dotate del potere di riuscire ad ammaliare gli uomini con il loro canto magico, hanno da sempre esercitato un forte fascino su di me. Non è un caso che uno dei miei giochi preferiti da bambina fosse lanciarmi in mare e fingere di essere una sirena.
La storia di Sirene contro corrente, in realtà, credo sia da sempre stata presente nella mia testa. Tuttavia, è solo quando mi sono allontanata da Napoli, la mia Città fondata sul corpo suicida di Partenope, per andare a studiare all’università di Siena, che ha cominciato a prendere concretamente forma.
Negli anni dell’Università mi sono dedicata a un esperimento d’ideazione creativa: ho esplorato il mito, da sempre oggetto dei miei studi, e l’ho contaminato attualizzandolo in un intreccio narrativo di matrice popolare come i miei studi di semiotica con il professor Omar Calabrese m’insegnavano.
L’idea creativa vera e propria di Sirene contro corrente è nata qualche anno dopo, alla fine degli anni ’90, mentre lavoravo come story-editor per la serie televisiva Un posto al sole in onda sulla RAI. Erano gli anni in cui il romanzo rosa classico si trasformava in nuovo genere letterario colorandosi d’ironia e post-femminismo: la Chick lit.
Il diario di Bridget Jones di Helen Fielding e Sex and the city di Candance Bushnell avevano aperto le porte a nuovi libri di successo, come I love shopping di Sophie Kinsella o Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger. Sull’ondata del successo televisivo della serie televisiva Sex and the city, tratta dal già citato romanzo, ho così cominciato a scrivere la sceneggiatura per una commedia romantica dolce-amara, con elementi fantastici, ambientata a Napoli, che ripercorresse il mito della fondazione di Napoli e della sirena Partenope, attraverso la storia visionaria di quattro amiche, molto diverse fra loro, alle prese con tormentate vicissitudini amorose e sessuali.
Si trattava di una sorta di Sex and the city partenopeo. Se New York era stato il teatro delle storie di Carrie Bradshaw (Sarah Jessica Parker) e delle sue amiche, Napoli, una città folle costruita sul vuoto e fondata sul corpo di una famosa sirena che si suicida per amore, era, a mio avviso, altrettanto degna di diventare il palcoscenico di una storia ironica di amicizia, amori tormentati, nevrosi, solitudini e dipendenze. Anzi la Città, poteva, tramite la sirena Partenope, sua trasfigurazione mitologica, diventare un vero e proprio personaggio e partecipare in prima persona al vuoto interiore che attanagliava i suoi abitanti, di cui in parte era lei stessa responsabile con il suo “imprinting” originario della sirena suicida.
L’idea principale era di far rivivere il mito d’abbandono di Partenope nella storia di una guida turistica (e delle sue amiche) alla continua ricerca del partner ideale per tentare di colmare un senso di solitudine interiore. La commedia romantica si trasformò poi nel soggetto di una fiction televisiva, un tv movie in due puntate, che utilizzai come “carta di presentazione” mandandolo alla RAI, a Mediaset e a diverse società di produzione televisive e cinematografiche, per farmi conoscere. Erano anni d’oro per chi faceva il mestiere d’autrice e sceneggiatrice televisiva. I lavori d’ideazione e scrittura di fiction Tv e soap opera si susseguivano uno dopo l’altro: Vivere, Cuori rubati, Crimini bianchi, Capri… Contemporaneamente conservavo sempre la versione cinematografica di Sirene contro corrente, una commedia romantica dove gli elementi fantastici e visionari erano preponderanti.
A un certo punto, ho deciso di trasformare le due sceneggiature in un romanzo. Mi divertiva molto l’idea di sperimentarmi in un nuovo tipo di scrittura dove le parole prendono il posto delle immagini. Credo che per tutti gli autori e sceneggiatori questa sia una tappa obbligata del proprio percorso: provare a raccontare una storia usando un altro tipo di linguaggio. Illustre esempio, in questa direzione, è quello di Melania Mazzucco, sceneggiatrice, diventata una scrittrice di successo. Scrivere un romanzo è un desiderio insito in ognuno di noi. Se sei un giornalista o ancor più uno sceneggiatore, abituato a lavorare scrivendo, è molto probabile che a un certo punto tu senta la necessità di confrontarti con questo obiettivo.
Il romanzo è poi rimasto un po’ di anni a “riposare”. Sentivo che, prima di lasciarlo andare nel mondo, fosse necessario rileggerlo attraverso la lente del tempo trascorso. Quest’anno, dopo più di dieci anni, ho ripreso in mano il lavoro e finalmente mi è apparsa la chiave giusta per pubblicarlo: bisognava revisionarlo adattandolo al nuovo contesto.
Mi sembrava un’operazione molto interessante lasciare la freschezza delle storie personali di queste donne, con le loro problematiche esistenziali, pensate alla fine degli anni ’90, in piena esplosione della Chick lit, e ambientarle riadattandole ai nostri giorni. Il contrasto di questo paradosso accresceva ancora di più la forza della storia narrata. Il libro ha cominciato così a diventare un ritratto del nostro tempo: con i suoi pregi e i difetti.
In un paese dove la crisi economica dilaga come un virus contagioso, i personaggi si sono così colorati di manie e problemi tipici dei nostri giorni. Lisa, la protagonista, e le sue amiche, sono donne universali — con le loro debolezze e i loro punti di forza — in cui è molto facile riconoscersi.
La storia, sedimentata e maturata nel corso degli anni, è ora finalmente pronta per volare da chi abbia la voglia e il desiderio di leggerla. Aggiungo solo che mi sono divertita moltissimo a scrivere questo romanzo. Ho amato profondamente i personaggi che ne fanno parte e mi sono io stessa “appassionata” alle loro avventure. Spero che anche voi possiate altrettanto divertirvi e appassionarvi, durante la lettura di Sirene contro corrente.